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Un po' di storia - Notizie istoriche su di Miglionico

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Un po' di storia
Notizie istoriche su di Miglionico
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Notizie istoriche su di Miglionico anticamente detto Milonia e in tempi più remoti forse Melanio.

 di Teodoro Ricciardi

Nota: l'articolo seguente è tratto dal libro di Teodoro Ricciardi "Notizie storiche di MIGLIONICO" stampato nel 1867, e qui riprodotto fedelmente.

TOPOGRAFIA, ORIGINE, E ARCHEOLOGIA DI MIGLIONICO

Miglionico, Comune di 3 classe, in Basilicata, Circondario di Matera, dalla quale dista circa otto miglia, e da Potenza, capo della Provincia, circa quaranta miglia, è posto sulla destra del fiume Bradano, sulla piattaforma di un monte a forma di croce e quasi isolalo, il quale esce come uno sprone in sul finire di quel ramo subappennino, che ne' dintorni di Potenza spiccandosi dal fianco sinistro della catena appennina che va verso le Calabrie, si avanza al Sud-Est fiancheggiato da' fiumi Bradano e Basento, e le cui alture declinando sempre di grado in grado vanno finalmente ad annientarsi nelle pianure di Torre di Mare, ov’era la nobilissima Metaponto, dalla quale Miglionico, a linea dritta, non dista più che una quindecina di miglia. Geograficamente parlando poi rattrovasi nell'approssimativa posizione di gradi 40 e minuti 32 di latitudine, e di gradi 31 e minuti 15 di longitudine, contando dal primo meridiano che passa per la punta occidentale dell'Isola del Ferro. Posto adunque Miglionico sulla destra del Bradano, a non molta distanza da Metaponlo, alla cui regione apparteneva, veniva perciò a trovarsi ne'confìni della Lucania con la Peucezia, oggi Provincia di Bari, della quale faceva parte Matera, e con la Tarantina, nella quale era compreso l'odierno Montescaglioso, città posta sulla sinistra del detto fiume Bradano e limitrofa, come è Matera, con Miglionico. Inoltre per la eccellente sua posizione su di un monte quasi isolato e a forma di croce, di mediocre elevazione dal mare, sotto clima di dolce temperatura, in mezzo a colli fruttiferi e lieti campi, con molte sorgenti di acqua potabile; e poi tutto cinto di mura ed antemura intercalate da numerose Torri, che facevangli fare da lungi vaga ed insieme pomposa mostra di se stesso, ben si vede che sicuro, grato, ed ameno soggiorno offrire esso doveva, e quindi degno del genio di quegl'illustri Magno-Greci eredi e promotori progressivi di tutta la civiltà Pelasgica, in tempo che nel colmo del loro splendore fiorivano Taranto, Metaponto, Eraclea, Sibari, Crotone, Scilacio, Caulonia, e Locri. Origine. Infatti si ha per tradizione, come rilevasi da un antico manoscritto copialo da altro più antico, che Miglionico o Milonia, essendo di remotissima fondazione, tenga il suo nome però dal forte Milone Crotoniale, dal quale fu già munito di tre cinte di mura, di tre porte, e di tre forti o castelli in difesa delle dette tre porte; per la quale ragione il comune di Miglionico ha sempre tenuto per sua arma, come sino a non molti anni addietro vedevasi nell'abbandonato Seggio Comunale, sotto l'orologio, un uomo a cavallo, avendo per manto una pelle di leone, con corazza ed elmo, armato di spada e mazza ferrata, in atto di avviarsi incontro ad un castello. Al di sotto poi di questo cavaliere stavano scolpite sette M, alle quali dannosi diverse interpretazioni, ma la più ricevuta è la seguente:

Milo Magnus Miles Munivit Milionicum Magnis Muris

Dopo tale tradizione poi il citato manoscritto soggiunge: «Che i Miloniani ebbero sempre vicendevoli corrispondenze con gli antichi Tarantini e Brundusiani, e che in tempo della distruzione di Metaponto i nobili superstiti di detta città si rifuggiarono in Miglionico.» Per quanto immaginoso, e di una bella invenzione de' nostri padri sembrar possa, a prima giunta, un tale racconto a chi nelle antichità di Miglionico non è versato, pure, da quello che verremo esponendo si vedrà: che un fondo storico in esso si contiene, né tale tradizione può seriamente rigettarsi senza in pari tempo distruggere fatti parlanti (1).

(1) Per far cosa grata a que' miei concittadini che non hanno libri stimo conveniente trascrivere per intiero quanto il Barone Antonini nella sua Lucania Parte III, Discorso IV, dice di Miglionico. Miglionico, terra che oltre il godere di un' ottima aria , ha il piacere di avere, e per il comodo degli uomini intorno al paese, e per quello degli animali nella campagna, bastantissime acque; e perciò i suoi terreni , sopra quelli de' vicini, sono per semina e per pascolo propriissimi. Vi nasce ogni specie di frutta, che ne' contorni o non ve ne sono, o rare, come castagne, noci, ciliegie ecc. Prodigiosa nella esiade vi è la caccia de' beccafichi, da noi più volte goduta. Pretendono i paesani, che la terra fosse stata fondata dal famoso Milone Crotoniate, lo che, se fosse, avrebbe la prerogativa di una grande antichità; e per accreditare la tradizione quel comune nelle sue armi fa sette M, che dicono interpetrarsi cosi: Milo, Magnus, Miles, Munivit, Milionicum, Magnis, Muris. Ma Romoaldo Salernitano gli da un più fresco principio, scrivendo nell'anno MCX sulla seguente maniera «Mente settembris Domnus Alexander Comes, era costui figlio del Conte di Andria, fecit Miliolongum aedificare castellum.» Se queste parole la fondazione della terra, o del castello dinotano, altri il veda. Per dargli però una migliore aria di verisimile, potrebbesi dire, che sul finire del decimo secolo l'avesse fondata Malocco, capitano dell' Imperatore Michele Catalaico, allorché tenendo i Greci questi luoghi, ebbe de' contrasti con Guglielmo Ferabracco, e Drogone suo fratello, che li cacciarono intieramenle di Puglia. E’ veramente quelle mura e le torri di quei secoli, nè di ulteriore antichità essere mostrano. Potrebbe ancora essere, che Melo, chiamato da Protospata nell'anno MXX «Dux Apuliae» e dall'Ostiense «Totius Apuliae primus ac clarior» e di cui similmente Guglielmo Appulo dice: Qui duce sub Melo Galtos dare terga coegit fosse stato il fondatore del luogo. E tanto più il credo, quanto che i Greci dopo battuti a Montepeloso da' Normanni «Ultra certare, nisi muris interpositis, non auderent» come dice Malaterra, pensarono a farsi i luoghi chiusi.

Nel resto, dagli avanzi delle mura e delle torri conoscesi benissimo, che ragguardevole luogo stato fosse ne' trasandati tempi; e sino dal cadere del XV secolo cotal prerogativa conservava, mentre qui i Baroni punirò Re Ferrante nella congiura si unirono: e la sala ove le adunanze facevansi, una delle più grandi che a' miei giorni veduta io abbia, chiamasi fino adesso La Sala del Mal Consiglio. Tommaso Costo nelle noie a Mambrin Roseo epilogando Camillo Porzio, che di questa congiura una giudiziosa e veridica storia scrisse, dice: che il Re andò a trattar della pace co' Barioni fino a questo lungo. E credo che mentre stava in Matera, lontano sei miglia, per cotale affare vi pubblicasse la Prammatica contro i bestemmiatori, che porta la data del MCDLXXXI, o almeno quando vi si trovava per dare più da presso maggior calore all’assedio di Otranto, occupato da' Turchi.

Fu il paese patria di Girolamo, e Marcantonio Mazzoni, il primo dei quali ridusse in Dramma la Gerusalemme del Tasso, onde ne vien citato dall’Allacci nella Drammaturgia f. 168; e l’altro per alcune cose alla lingua latina, ed alla poesia attenenti.

E prima di tutto: se egli è vero, che la etimologia del nome di ciascun paese esplicitamente o implicitamente rivela la sua origine, come quella che dal nome del suo fondatore deriva, o da qualche condizione locale, o pure da qualche fatto memorabile ivi accaduto, bene si vede che il nome di Milonia, oggi Miglionico, è tutto derivativo da Milone. Che poi non altri sia stato il nostro Milone se non il famoso atleta di Crotone, il figlio cioè di Diotimo, che tante palme colse in Olimpia da meritarsi statue ed elogi d’invitte prove, quello cioè che guidò da capitano i Crotoniati alla distruzione di Sibari, come nel Sunto Storico cap. 3° n.° 4° e 5° si è detto, con fondate ragioni il mostreremo (1).

Inoltre, quand’anche niuna notizia storica si avesse di Miglionico dagli antichi scrittori, pure la pruova più lampante della sua antichità ricavasi benissimo da un libro il più veridico di tutti, cioè dal suolo stesso di Miglionico, il quale ovunque si apre co' diversi scavi, non manca quasi mai di dare alla luce sepolcri, vasi, monete, ed altri oggetti antichi; talché egli più di qualsiasi antico scrittore solo basta ad assodargli un'antichità remota, come or ora vedremo. Ma oltre a ciò, del nostro Miglionico, allora Milonia, ne fa motto anche Stefano Bizantino, sulla testimonianza di Dionigi, e più di tutti ne parla Tito Livio, come dimostreremo dopo di aver riportate le pruove archeologiche della sua antichità.

(1) Il celebre Atleta Milone Crotoniate non e noto comunemente che per la sua erculea forza, valorose prove, ed infelice morte, giusta il racconto di Pausania lib. VI, senza curarsi poi, ch’egli era un filosofo, discepolo di Pitiagora, e sommo capitano ancora, come quello che guidò i 100 mila Crotoniati contro i 500 mila Sibariti alla espugnazione e distruzione tolale della voluttuosa ed infelice Sibari, giusta il racconto di Strabone lib VI, Rerum geographicar, e di Diodoro Siculo, Bibliothecae Hist. lib. XII. Si nota dagli storici, che in tale battaglia egli marciava a modo di Ercole, armalo di clava, e coperto di una pelle di Leone, come sopra si è detto essere raffiguralo nello stemma di Miglionico. Fu insomma filosofo, capitano, e invitto atleta. E dicasi una volta , il principale oggetto per cui in Elide si consacrarono i giuochi Olimpici fu appunto quello più civile che religioso, di formare cioè la robustezza de’ cittadini, e la dispostezza degli stessi agli usi della guerra, cosicchè cotali esercizii si consideravano come un tirocinio militare in paesi dove ogni cittadino era soldato. Quindi dopo tante pruove di valore date in Elide dal nostro Milone non poteva mancargli di essere prescelto a capitano di una considerevole armata come quella contro Sibari.

Origine e Storia antica.

L'origine di Miglionico si perde in un'antichità remota , da rimontare forse a que' periodi oscuri della storia de' Pelasgi ed Enotri. Infatti, ammessa la provata ed incontrastabile antichità dello stesso, da quello che nel Cap. III si è detto, vedesi, che probabilmente la Enotria città di Malanio, o Melanio sia stata in Miglionico. In sussidio di tale opinione viene poi la patria tradizione , la quale ci fa sapere : che Miglionico anticamente fu detto Milonia dal forte Milone Crotoniate, il quale la munì soltanto, esisteva adunque da tempo più antico, di mura e forti. Quindi se Malanio è da riconoscersi in Miglionico, la sua antichità così viene a rimontarenientemeno che ad un' epoca anteriore alla stessa guerra Trojana, perché giusta quel tanto che si è detto nel Sunto Storico cap. 1° n.° 2°, Enotro venne in queste contrade diciassette generazioni avanti la detta guerra Tro­jana, cioè circa 1837 anni prima dell'Era volgare, contandosi 33 anni per ogni generazione. Dopo la caduta di Troja poi essendo successo quel grande movimento delle Colonie Elleniche, venute a stabilirsi sul lido del mare Jonio, e sorte così quasi per incantesimo tutte quelle magnifiche ed illustri città della Magna Grecia, la quale è rimasta ammiranda a' posteri, a qualunque grado salir possa il decantato progresso e la moderna civilizzazione, allora la Enotria Malanio diventò pur essa città greca, facendo già parte della Regione Metapontina, e dovè quindi in tutto seguire la sorte della sua metropoli. Perciò quando la voluttuosa Sibari giunse al colmo della sua prosperità e grandezza, con tenere a se soggette 25 città, e col dominare su quattro regioni, nelle quali sono nominate la Sirtide e la Metapontina, dovè per consegnenza avere un tale dominio anche su di Melanio. E perciò, quando la infelice Sibari fu distrutta dall’esercito Crotoniate, sotto il comando del forte Milone, quel dominio , che esercitavasi dalla medesima su le dette due regioni dovè esercitarsi poi dalla vincitrice Crotone. Quindi poté essere allora, che Milone venuto su di Melanio, e trovatolo capace a farsene un propugnacolo contro i popoli limitrofi, lo fortificò più di quello che prima non era, e quindi, comunque poi si fosse stato, il nome di Melanio fu mutato in quello di Milonia. Del resto tutto ciò da noi non si da per certo, ma certo è per altro che una tale tradizione non è priva di un fondamento istorico. Storico è poi che Milonia fu città illustrissima a'bei tempi della Magna-Grecia; che diventò città Lucana quando i Lucani s'impossessarono della regione Metapontina : che, per frode ordita da' Tarantini contro i detti Lucani, passò in mano de'Sanniti, da'quali, dopo averla tenuta presidiata per più anni, fu poi tolta nel 458 di Roma dal Console L. Postumio Megello, come nella prima parte si è detto. Dopo l'espugnazione che ne fece Postumio, Milonia, essendo decaduta dalla sua grandezza, rimase per sempre aggregata al Romano Impero, abbenchè nelle guerre di Annibale avesse dovuto seguire le armi Cartaginesi , quando per più tempo tenne fermato il suo campo nelle vicinanze di Metaponto, e quindi non molto lungi da Milonia, ed abbenchè nella guerra sociale, immortale ricordanza degli sforzi coraggiosi de' popoli Italiani per lo riconquisto della libertà e delle guarentigie politiche contro l'usurpata dominazione e le gravezze incomportabili di Roma superba e conculcatrice, avesse dovuto anch'essa, con tutta la Lucania, della quale faceva parte, emanciparsi per poco, come fecero pure i Brezii ed i Sanniti ; ma dopo di tal guerra le città de' detti popoli, e quindi anche Milonia, rimasero cosi malconcie , che Strabone dice , essergli malagevole indicare i luoghi delle loro dimore. Quindi da dopo l'espugnazione del 458 di Roma sino al 1485 dell'Era volgare un vuoto immenso si vede nella storia di Miglionico.

Mura, Torri, Porte, Castelli, e strade interne.

Miglionico, come dalla tradizione, e da quello che vedesi tuttavia, aveva tre cinte di mura, intercalate da numerose Torri, tre Porte, e tre Castelli soprastanti alle dette tre Porte. De' tre ordini di mura il terzo è totalmente scomparso, del secondo veggonsi tuttora qua e là sparsi degli avanzi, e del primo ce ne resta ancora una buona parte. Delle numerose Torri non ne rimangono che poche in piedi, le quali o stanno isolate con farsi distinguere molto da lontano, o già sono aggregate alle private abitazioni ; la maggior parte di esse poi sono rimaste distrutte, e delle quali veggonsi tuttavia le vestigia un poco rilevate dal suolo. Sulle mura ed antemura qualcuno ha creduto vederci un architettura diversa da quella delle Torri, credendo rimontare le prime al tempo de' Greci o de' Romani, ed al Medio Evo le seconde ; ma bisogna dire piuttosto che mura e Torri sono antichissime, e solo andate soggette a rifazioni per i danni cagionati loro da'secoli. Le tre Porte erano quelle ora dette Porta di Pomarico, Porta di Grottole, e Porta S. Sofìa: Per le due prime poteva accedersi anco con i vicoli, non cosi per la terza , perché su ripida scoscesa. Ormai la Porta di Pomarico si è fatta all'intutto inaccessibile per causa di un burrone formatosi per la scesa delle acque piovane, tanto che minaccia rovina a' prossimi edificii. Nel 1847 l'Intendente della Provincia, allora il Duca della Verdura, nel giro che faceva, essendo giunto in Miglionico, vide cotanto sconcio, ed immantinente ordinò farsi una deliberazione Decurionale per darsi pronto riparo. Una tale deliberazione fu fatta ; si eseguirono più perizie; per lo spesato vi erano più di due mila ducati di fondo di cassa, e intanto non mancò qualche mestatore del pubblico denaro dal muovere osservazioni in Decurionato sul modo di eseguirsi l'opera, cioè se per appalto o in amministrazione, e tanto zelo soltanto per godere del beneficio del tempo. Infatti il tempo loro giovò; perché sopravvenne il 1848, il Duca della Verdura fu traslocato, e nulla più se ne fece. In conchiusione il denaro videsi sfumare in breve tempo, con rimanerci pure un deficit annuale, ed il burrone, sempre più slargandosi, ora minaccia di giungere in mezzo dell'abitato ! Un' evviva all'Amministrazione. La Porta di Grottole, con un ponte a quattro arcate, si è mediocremente conservata, ed ormai dovrà migliorarsi per il braccio che va ad aprirsi di comunicazione con la nuova via Lucana , la quale passa rasento le mura. La terza Porta infine detta di S. Sofia, anticamente Porta Suillina o Saullina, è tuttora inaccessibile con veicoli, e vien solo trafficata con animali a schiena. Con tutto ciò nelle patrie tradizioni vien dessa distintamente notata, per essere da colà entrato in Miglionico Onorio .... Romano. Ma chi era mai questo Onorio non si legge. Circa il 393 dell' Era volgare regnava in Roma l'Imperatore Onorio, ma che questo imperatore fosse qui venuto non si può asserire. Pare adunque che fosse stato piuttosto il Papa Onorio , leggen­dosi in Falcone Beneventano, che nel 1127, sul Bradano, nel luogo detto Vadopetroso, tra Montescaglioso e Torre di mare, si accamparono i Baroni del Regno col Papa Onorio II, contro il Conte Ruggieri, che s'intitolava Re di Napoli, nel qual luogo vi si fermarono per quaranta giorni chiamandolo Lagopetroso. In tale gita forse potè passare Onorio da Miglionico , ed entrarci dalla detta Porta. Il Muratori mette tal fatto nel 1128; ma nulla da noi può dirsi di certo. De' tre Castelli, o Forti, per difesa delle dette tre Porte, ora non ci resta che quello soltanto sito alla parte del Sud, del quale poi parleremo. Di quello all'Ovest non restano che pochi avanzi; e del terzo, che era posto al Nord, nel 1429 se ne fece una casa Religiosa, della quale puranche parleremo. Nella punta all’Est, ov'oggi dicesi Torre del Fico, sorgeva un Fortino, del quale veggonsi ancora alcune Torri in piedi ed isolale, con estesi subasamenti. Stante che l'aja dell' abitalo è fatta a forma di croce , ne avviene che le strade interne si sono ripartite uniformemente alla stessa, cioè, in cinque strade principali. Tre delle quali, partendo dal Fortino all’Est, andavano a metter capo nel Castello all’Ovest ; e le altre due, partendo dal Castello al Sud, dopo aver tagliate le dette tre vie ad angolo retto, andavano a finire nel Castello al Nord , oggi Monistero. Attorno poi, su per le mura girava altra via bellissima, come un loggiato continuo, il quale tuttavia ci resta in parte, come in buona parte vedesi ancora la regolarità delle vie interne, ora fatte più o meno irregolari per le rifazioni avvenute in tanti secoli alle particolari abitazioni. Or si vede che una tale ripartizione, fu fatta con molto ingegno , da potersi in certo modo rassomigliare a quella fatta dal celebre Ippodamo nel fabbricarsi la città di Turio, sorta dalle ruine di Sibari. Nel bel mezzo della crociera in fine, luogo centrale, ov' oggi sta sita la Parrocchial Chiesa Collegiata, esserci doveva, com'oggi ci sta in parte, l'Agorà, o piazza pubblica, come pur stavaci in Turio. L'antica Milonia aveva attorno a sé tre Ville o Borgate , delle quali dal citato Manoscritto, già molto corroso dal tempo , di una sola sappiamo il nome e il sito; dell'altra c'indica il solo sito; e della terza, nell'assicurarci che erano tre, non si può sapere nè nome, nè sito, con queste parole: « Della Terra nel suo territorio aveva tre ville, o borghi ; una delle quali si chiamava Milionello (oggi Monticello) quale era, verso il secolo, di centocinquanta caselle in circa, vicino il fiume Achirunte, ora detto Bradano.... L'altra alla Cappella di S. Vito, dove si dice li Casaleni vicino la Difesa di Monte S. Vito.... » Nella prima adunque, cioè Milionello, ora Monticello, in quel luogo ove sono le masserie de'signori Grande , Torraca, e Dalema, nel XIV secolo numeravansi ancora centocinquanta caselle, ed ora non si veggono che pochi ruderi soltanto, essendo stato il tutto distrutto, tanto che ci passa l’aratro per sopra. Con tutto ciò il suolo non manca di offrirci indizii di antichità greche, così nelle diverse tombe che scopronsi di tratto in tratto , che nelle monete Greche e Romane ; tra le quali il proprietario signor Grande Michele, son pochi anni, ne trovò una di argento bellissima di Elea ; e non ha molto l'altro proprietario signor Dalema Pietro, nel dissodare un macchieto, trovò un sepolcro, ed una moneta di oro, che io vidi appena, e poi fu tosto venduta ad altri , senza neppure volermi dire, a chi ? La seconda borgata, alli Casaleni, ove vedonsi ancora i ruderi della diruta Cappella di S. Vito, dal quale prende nome la vicina Difesa Comunale, veniva ad essere proprio nelle masserie di Domenico Guida, e di Giuseppe de Lucia. In detto sito scopronsi ancora di quando in quando delle tombe e de'ruderi antichi; ma non saprei di alcuna moneta. La terza borgata, benché non riferitaci, pare non aver potuto essere altrove, che nella parte Sud-Est, sottoposta all'abitato, nell'oliveto cioè detto Vigna della Corte, ora di Stancarone, nel quale sonosi trovate le più antiche monete, e le antichità già prima riferite. 

Rimembranze e vicende intermedie sino al 1485.

All’Ovest di Miglionico havvi una estesa pianura sopra un altro monte, a livello di Miglionico stesso ; detta Piano dell'Oste, a devicto hoste, come dice il manoscritto, e ciò per esservisi data una grande battaglia tra Romani con Lucani contro la fortezza di Milonio. Forse fu là, che si era accampato il Console L. Postumio. Al Sud-Est di detto piano dell' Oste ci sta poi una vallala detta Porsaro e Porsenaro, dal nome, dicesi, di un Capitano di un esercito nemico ucciso da'Miloniani. Ma quando? Di qual nazione era esso ? Nol sappiamo. All'Est di Miglionico, ove sono le masserie dei signori Petita e Grillo , havvi una pianura, detta da secoli il Campo, forse per qualche battaglia ivi avvenuta; ma all'in fuori del nome, non altro sappiamo dirne. Certo è però che i grandi nomi non ponno darsi senza grandi fatti. Dal detto manoscritto rilevasi pure, come sopra si è detto Che a tempo della distruzione di Metaponto i nobili di detta città si rifuggiarono in Miglionico. Che anticamente i Miloniani avevano vicendevole corrispondenza con i Brundusiani per causa di guerre. Che dipendendo dagl'Imperatori Greci, fu invaso dalle orde Saraceniche. Che per più tempo resistè alle frontiere contro il Principe di Tardo (Taranto), dal quale ricevè innumerabili danni ed interessi, in maniera a tale che era quasi distrutto, con aver perso tutto il bestiame ecc. ecc. » Del rifugio quivi cercato da' nobili Metapontini, e della corrispondenza con i Brundusiani non pare potersi dubitare, atteso quanto sopra si è detto, e l'importanza topografica di Miglionico. Che abbia dipeso dagl'Imperatori bizantini neppure vi è da dubitare ; perchè non solo si sa dalle storie, che in generale tutte queste contrade erano già dominate da quegl'Imperatori ; ma particolarmente per Miglionico rimangono tuttora dei monumenti della di loro dominazione, e di un incolato greco. Infatti oltre dall'esserci stato un rito Ecclesiastico Greco, di che sarà detto in seguito, veggonsi tuttora alcune finestre antiche di un ordine puro Minutino nella contrada detta S. Nicola de'Greci, per la Cappella a detto Santo dedicata , ed in opposizione all'altra di S. Nicola de'Latini nella contrada Torchiana. Tali finestre meritano essere vedute per la loro originalità. Per saggio se ne riportano due nelle figure 19 e 20. Similmente, della invasione delle orde barbariche non vi è pure chi possa dubitarne. Dal perché non solo è noto dalla storia, che nel 902 precisamente, i Saraceni di Africa sbarcati sul littorale del Jonio invasero tutta la contrada , nella quale si mantennero sino al 968, fin quando cioè Ottone I Imperatore di Alemagna, essendosi proposto di vuotare la Calabria e la Puglia da questi barbari, prese a viva forza Bovino , Oria , Nardò , Cassano, Acerenza , Matera , ed altre castella, tra le quali è da credersi Miglionico ; ma particolarmente per quest'ultimo sonovi tuttora de' monumenti infausti della loro barbarica dominazione. Infatti sotto la contrada detta Torchiano o Torculano, da'torchi o strettoi di uva che ci stavano, ed anche Turchiano, forse per essere stata lungamente abitazione di Turchi, havvi una lunga cava sotterranea, chiamata Grotta de Turchi, la quale cominciando da sotto la Cappella di Mater Domini, posta nel mezzo di tale contrada, e procedendo nella direzione sud-est, per sotto l'abitato, e sotto quel terreno seminatoriale diviso in due parti da un canale formato­si dalle acque piovane che cadono dal soprastante Torre del Fico, chiamato Rottama, sbocca sulla via pubblica che porta a Matera e Montescaglioso, e propriamente alla sinistra di quel dirupo formato a picco dalle acquo cadenti dal detto canale. Non so dir poi chi sia stato quel Principe di Taranto , al quale dicesi aver resistito Miglionico, e del quale ebbe a soffrirsi innumerabili danni! Forse il Re Saraceno Saba, il quale intorno al 1100 fece una distinta figura in Taranto ; che dominava anco su Matera e Montescaglioso; ch'erasi fortificato a Pietrapertosa, e danni immensi i suoi Saraceni avevano cagionati nella Puglia , finché in ultimo ne fu scacciato dall'Imperatore Lodovico. È forse perciò che il manoscritto parla con una certa compiacenza della resistenza opposta, e de'danni sofferti. A tal'epoca ancora è da riferirsi un'altra tradizione, cioè quella della cacciata de'Greci da Montepeloso, per virtù dei Normanni, e rifugiati in Miglionico , perché i detti Greci ultra cenare, nisi muris interpositis non auderent, come dice il Malaterra. Se a Miglionico infine debbono riferirsi le parole di Romualdo Salernitano , riportate dall'Antonini, cioè che nell'anno 1110, mense septembris Alexander Comes, era costui figlio del Conte di Andria, fecit Mìliolongum aedificare castellum, ben vedesi dalle cose dette, che tali parole non ponno riferirsi all' intiero abitato, ma al solo castello odierno ; ma, come diremo , nemmeno a tutto, si bene al solo piano superiore.

Dall' anno 1485 al 1526.

In questo periodo di tempo successero fatti di molta gloria per Miglionico. Nel 1485 vi avvenne quella unione de'Baroni congiurati contro il proprio Re Ferdinando I d'Aragona, di che sarà detto diffusamente fra poco. Nel 1516 fu eretta in Collegiata la sua Chiesa Parrocchiale , di che diffusamente pure dovrà parlarsi a suo luogo. E nel 1526 Miglionico fé valida resistenza nelle sue frontiere all’esercito francese , capitanato da un certo Monsieur Annecie, fervendo la guerra tra Spagnuoli e Francesi; per lo che, a memoria di tal fatto, l'Università d'allora erigeva nella detta sua Chiesa una Cappella alla Madonna del Soccorso dedicata, con iscrizione rammemorativa di tal fatto glorioso.



 

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