L'organo barocco del 500 - Cenni storici
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L'organo barocco del 500 |
Cenni storici |
Il restauro e lo strumento |
Gli elementi decorativi |
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CENNI STORICI
Sac. Mario Spinello
APPARATO STORICO DELL' ORGANO DELLA INSIGNE COLLEGIATA DELLA CHIESA MATRICE "S. MARIA MAGGIORE"
Miglionico 15 Febbraio 1976
Documento storico:
Nella rilegatura del "Quadro esecutivo di Miglionico", con tanto di carta in 12 grana del Regno delle Due Sicilie, premessa l'oratoria dell'arciprete Michele Traietta in data 14.6.1867 su carta bollata da cts 50 e l'effigie dell'Italia in vesti di regina con corona e armi seduta su un leone, con la solenne decorazione di Ferdinando IV, per grazia di Dio Re delle Due Sicilie e di Gerusalemme, duca di Parma e Piacenza ecc, seguito dalla decorazione di Francesco 1°, ugualmente Re delle Due Sicilie ecc, collezionato in n° 101 pagine ed arricchito della firma del sindaco di allora Dr. Giuseppe Bruni e dell'arciprete D. Michele Traietta, con il Ricevitore sig. Giuseppe Casella, nonché del Segretario Generale di Basilicata il 6 gennaio 1857 dal sigillo delle Due Sicilie nel nome di Sanfelice, ho trovato nel foglio di volta incollato nella rilegatura di tutto il "bene" sopra descritto, un inserto prezioso più di quanto a prima vista sarà sembrato al rilegatore. Allego copia.
Trascrizione:
Memoria per l'organo della Chiesa Madre di Miglionico. Formulata dall'organista Can.co Torraca nell'anno del Signore 1906. Il grande organo "a doppio cantus firmus" è composto di n° 321 canne con due principali, di cui uno asportato dall'organo antico, 1479, costruito dal Can.co Ferrato e dall'Ecc.mo Arcivescovo Palmieri, ricostruito nel 1575. È opera del monaco fra Giobbe di Aquileia del 1479 ed è costato parecchio, perché pagato dalla nobile famiglia De Ecclesiis - Onorati, che vi appose lo stemma familiare. - Distrutto per buona parte, é rifatto per mano veneta nel 1596, per dono del can.co Mazzone Marcantonio, che lo arricchì di pitture con oro zecchino veneto e la cantoria con ottimi dipinti e suoni e luci. - A seguito dell'incendio fu rifatto nel 1749 dal Revds Ioseph Rubino Castilaneten, per fondo veneto, con ampliamento di canne e di mantici e di manticetti. Fu rifatto e dotato di numero nove grosse canne in facciata e riportato su cassa a cascatelle di fiorami veneti e oro zecchino, coperto con ricco fregio e lussuoso drappo di damasco rosso di pregiata fattura fiorentina. - Le vicende non sono terminate, perché nel terremoto del 1857 (16 dicembre: n.d.r.) fu spezzato a metà e le due parti rimasero appese sopra la porta maggiore del Sacro Tempio; raccolto e ricostruito dal monaco di Grassano si è ancora sentito suonare, dotato di valvole nuove e nuove bocche alle canne, di forma antichissima e moderna. - Fu anche "scaldato" nell'incendio del 1903, quando andò distrutta la sacrestia nella notte del 22 e 23 ottobre 1903, essendo arciprete De Ruggieri e Vicario Foraneo Can.co Tommasantonio Grilli e fu di nuovo restituito (o restaurato) dal monaco di Grassano." - Firmato: Can.co Salvatore Torraca.-
La contabilità del 1868:
Dalla Copia privata del "Verbale di Possesso dell'anno 1868" nelle qualità delle spese, al n° 9, si legge: all'Organaro per pulitura ed accordo dei due organi: della Chiesa (Madre) e della Cappella Mater Domini £. 21 e C. 50, mentre al n° 8 si legge: all'Organista e tiramantici £.72 c.21, mentre nello stesso foglio, sotto l'indicazione "Parte Prima", alla voce n° 6 per Istr. Notar Contuzzi in Miglionico, 29.1.1851, si legge: "Per l'organista della Chiesa Matrice con l'obbligo di prestare servizio all'organo nelle Chiese delle Grazie e della Mater Domini senza nulla in più pretendere £.127 e. 50."
Ulteriori e continuate notizie si ricavano anche:
Dalle Conclusioni Generali del Capitolo dell'Insigne "Colleggiata- S. Maria Maggiore - Miglionico" dalle quali si può seguire la decisione riguardante il "posto" di organista e tiramantici, che viene sempre riportato dopo le Autorità. Il primo è sempre appannaggio di "un canonico" ben preparato, membro effettivo del Capitolo ed il secondo ad un personaggio ben fisso che talora assume il nome qualificativo di "tiramantici" e talvolta di "sacrista minore". Per arrivare alla "conclusione" che affida il titolo organista al capobanda "beneficiato" Comanda Francesco, un laico, bisogna attendere il 31 dicembre 1900 l'anno della morte del Can.co Torraca... da allora il posto fu assunto variamente fino al silenzio completo del "re degli strumenti liturgici", sotto l'arcipretura del rev.mo dr. Donato Gallucci: circa il 1955 - 60. Solo il def.to Gallo Michele sacrestano maggiore, intramontabile "Zi' Mich", l'anziano Giuseppe Munno... ed ora l'organo tace... in attesa di essere ricostruito, mentre "i fratelli" della Mater Domini e del Convento sono stati definitivamente demoliti: il primo per crollo della sacra sede ed il secondo per distruzione ed allenamento (la tradizione dice che le canne furono cedute per "saldature" all'impianto dell'acquedotto!). - Altri fratelli esistevano nelle chiese del Purgatorio e di S. Maria delle Grazie: il primo disperso nella costruzione della Torre civica dell'Orologio, seguita a decisione del Podestà degli anni '30 intesa a sorgere in facciata alla medesima Chiesetta nobiliare settecentesca, demolendo la primitiva forma e lo strumento che si trovava con cantoria sopra la porta maggiore: una cronaca ed un catalogo lo descrive dotato di circa 300 canne, con "cantus firmus" ed una zampogna! Il secondo - S. Maria delle Grazie - "lo zampognaro per la novena di Natale" era caratteristico per "flauti e strumenti pastorali dolcissimi": restano soltanto la cassa del corpo e tutti i bassi di legno ed in parte la tastiera. Non va dimenticato che l'ultima operazione per l'organo della Chiesa Madre è stata eseguita con "il taglio delle canne" (non sono riuscito bene a sapere che cosa volesse significare, ma probabilmente consisteva nell'intonare o accordare "la foresta" delle piccole canne!) nel 1923, da un provetto Sacerdote - artigiano di Grassano Don Michele Calabrese, che faceva anche l'orologiaio ed il restauratore delle statue di cartapesta. Anche l'arciprete D. Giuseppe Garbellano nel 1929 eseguì una sommaria accordatura... e pare sia stata l'ultima nell'ordine di tempo.
La vita pastorale di S.E. Mons. Pecci del 1901 loda molto l'organo polifonico di "S. Maria Maggiore di Miglionico", e restano alcuni viventi che ricordano quando S. E. Mons. Pecci (+ 1952) veniva positivamente da Matera per suonare e cantare su quest'organo, a lui molto caro: S.E. Mons. Pecci era un Benedettino dal "puro gregoriano"... ed a Miglionico si è cantato fino al 1929 il "canto gregoriano", col cessare del Capitolo cessò anche la "lode pura del gregoriano". - Dall'Archivio del Capitolo risulta anche che un Can.co "curava la manutenzione normale" dietro ricompensa; resta traccia del Can.co D. Giuseppe Montanari, oriundo di Avigliano.
Delle notizie accertate "il monaco di Grassano" è la stessa persona che Don Michele Calabrese: si tratta dello stesso sacerdote che fino al 1867 era chierico del Convento dei PP. Francescani e che dopo le leggi eversive, lasciato il saio indossò la veste talare però portandosi sempre addosso, anche fuori paese, il titolo de "il monaco di Grassano" e concorreva in tutti i luoghi, assieme ad un altro non meglio identificato "il monaco di S. Mauro Forte". L'arte artigianale organara era fiorente a Castellaneta ed a Cerignola: tra l'Avellinese e l'alta Basilicata operava il 1875 - 1892 il sac. D. Luigi Rabasco, ex religioso dei riformati noto in religione col nomedi P. Rocco da Calitri: per potere intervenire nell'organo della Matrice di Miglionico, in concomitanza col "monaco di Grassano" fu d'uopo essere ascritto tra il Clero del Capitolo di Miglionico, ciò che avvenne in data 28.10.1884, durante la S. Visita Pastorale in Miglionico ad opera dell'Arcivescovo Mons. Diomede Falconio. Quest'ultimo "sacerdote questuante: artigiano - faticale", viene chiamato, non operò "il taglio delle canne", ma l'uso delle "arie in mantici diversi e dell'appoggio delle canne di legno su una panchetta non unita al somiere principale dello strumento". (Atti della visita pastorale a Miglionico di S. E. Mons. Falconico il 28.10.1884.).
Resta da vedere ancora quale altra scoperta si potrà fare durante il lavoro di rimozione e di restauro.
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