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Gli uomini che hanno fatto Miglionico
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I DOCUMENTI

di Mario Spinello

TARANTO, 19 settembre 1942-XX
Corso Umberto, 117

Carissimo Nicolino,

ho saputo per caso che sei a Miglionico e per posta ti ho mandato una mia pubblicazione. Non è la Storia del Principato di Taranto per la quale avevo raccolto non poco materiale, ma che le vicende della mia vita non hanno consentito portassi a termine : fu un lavoro di occasione e lo rileverai leggendolo. Se non ci fosse di mezzo l'enorme ritardo — sarebbe ora opera vana voler tentare di giustificarlo — vorrebbe essere ricambio al bel lavoro sul nostro Castello, che da Taranto mi fu rinviato a Martina Franca, dove con la famiglia mi ero trasferito, dopo le incursioni dell'11 e 13 novembre. Lo apprezzai molto e te ne ringrazio ora infinitamente.

In una nota a pag. 26 della mia pubblicazione è ricordata la nostra Miglionico per la conferma che da Giovanni II ne ebbe lo Sforza (in calce la nota. N. del R.).

A questo proposito, nella nostra Chiesa, quasi nascosto dal Fonte Battesimale, e vi era e vi sarà ancora un antico quadro. Vi si vede, se mal non ricordo, la figura di un guerriero dinanzi alla Vergine. Quel guerriero potrebb'essere lo Sforza e forse il suo ritratto. In tal caso il quadro avrebbe un gran valore storico e forse artistico (n. r. : si tratta di tela del Palma il Giovane).

Poiché sei a Miglionico. fattone rimuovere con accorgimento il denso strato di polvere, che senza dubbio lo ricopre, cerca di esaminarlo : chissà che non ne venga fuori la firma dell'autore e qualche altra indicazione che confermi la mia ipotesi. Ci sarebbe riserbata forse una nuova sorpresa, dopo quella del Polittico di Cima da Conegliano. Ti sarò grato se vorrai farmene sapere qualche cosa.

E ancora. Nelle mie ricerche sul Principato di Taranto fatte nella Biblioteca Nazionale di Napoli e in quell'Archivio di Stato, non trascurai di prendere nota di tutto quello che mi cadesse sotto gli occhi, che riguardasse la nostra Miglionico. Sono così in possesso di non poche notizie, qualcuna molto interessante. Se tu fossi indotto a fare una terza edizione del tuo pregevole lavoro, raccoglierei questi miei appunti e te li manderei. Gradirò di avere il tuo preciso indirizzo di Roma.

La lettera non è di mio carattere : in seguito ad un'operazione di cateratta mal riuscita, l'amico tuo è diventato quasi cieco.

Con devoti ossequi alla tua gentile signora abbimi sempre

 

aff.mo tuo

PASQUALE RIDOLA (firma autografa).

 

 

Il « caro Nicolino » era il Sen. Nicola De Ruggieri.

La nota sulla pubblicazione: II Principato di Taranto, a pag. 26 dice :

«Attendolo Sforza era Conte di Cotignola. Passato ai servigi di Re Ladislao dopo la Battaglia di Roccasecca, ne aveva avuto in feudo le Terre di Miglionico, Tito e Pietrapertosa in Basilicata. Nel 1415 la regina Giovanna ne lo costituì "capitano"; vale a dire lo aveva a grado di vassallo maggiore. Più tardi nel 1417, la stessa regina gli concesse la facoltà di dividere tutte le sue Terre ai figli. (Sicola, rep. XXII, p. 32). Si trattava, dunque, di un feudo " reale " di sua natura indivisibile. V. Marino Freccia, De subfeudis Baronum et investituris feudorum - Napoli 1554 - f. 98 t.°) ».

 

APPUNTI BIOGRAFICI SUL PROF. PASQUALE RIDOLA

nato a Miglionico il 1-3-1860 e morto a Taranto il 17-3-1944

Nella lunga e luminosa scia dell'umanesimo lucano trova il suo posto il Prof. PASQUALE RIDOLA di Miglionico. appassionato cultore di storia, nella sofferenza familiare di riscoprire e di tramandare alle generazioni ciò che di bello e di fattivo era stato operato nel tempo e nei luoghi : sta bene in compagnia del congiunto illustre archeologo Sen. Domenico Ridola.

Nell'insegnamento della Storia dapprima e nella direzione poi. tenuta per vari anni, a Potenza dell'allora « R. Liceo-Ginnasio Salvator Rosa» (1914-1918) e a Taranto del «R. Liceo-Ginnasio Archita » (1923-1930), seguì con animo di appassionato studioso e cercò col senso della critica, sottoponendo al vaglio i più salienti avvenimenti delle « nostre terre », vetuste di molte antichità monumentali e delle tracce storiche delle varie civiltà, che hanno costruito la vicenda delle generazioni fino alla moderna, con momenti ora lucidi ora tenebrosi.

Aveva fatto gli studi liceali presso il Liceo di Altamura conseguendo con buoni risultati la maturità classica. Frequente i corsi universitari nelle facoltà di lettere e filosofia a Napoli, ove conseguì la laurea, svolgendo col Prof. De Blasiis la tesi in Storia Medievale « Federico di Antiochia ed i suoi discendenti », lavoro che trovò posto nel Fase. II dell'anno XI-1886, dell'Archivio Storico per le Province Napoletane. La sua perizia gli meritò, ancora studente, il titolo di socio della Società di Storia Patria di Napoli.

Senza perdere tempo, nello stesso anno della laurea 1886, vinse il concorso per la cattedra di Storia nell'allora Liceo Comunale « Archita » di Taranto. Tenne tale insegnamento anche quando il glorioso « Archita » diventò governativo nel 1888, e fino al 1914, anno in cui promosso preside, si trasferì a Potenza.

Del periodo di Taranto vanno ricordati i « Discorsi » in occasioni delle feste Scolastiche : erano le rivelazioni delle sue ricerche e dei saccheggi cui sottoponeva documenti e monumenti, per rivelarne il nesso storico : cosa che comunicava con grande efficacia e preparazione culturale : fra tutti resta « II Rinnovamento della Storia » pronunciato il 14-3-1892 al R. Liceo di Taranto.

A Potenza furono gli anni della prima grande guerra 1915-18 : lo storico cede il posto al patriota : visse quegli eventi con i colleghi e gli alunni, condividendo le ansie e le esaltanti ore della vigilia; accettò con trepidazione e fortezza le alternative delle vicende belliche. Vide partire ad uno ad uno molti dei suoi allievi più cari, che interrompevano gli studi liceali per rispondere all'appello della Patria in armi. Nella triste sorte della ritirata di Caporetto si prodigò ed accolse con cuore paterno i profughi del Friuli, che destinati a Potenza, furono accolti, in gran parte ed ospitati nelle aule del Liceo : per tutti trovava la capacità di essere aiuto prodigando assistenza morale, sociale e pratica: di ogni famiglia ospitata conosceva le necessità e gli interessi.

Nel clima della risurrezione della Patria, dopo la triste parentesi della disfatta di Caporetto, ebbe dal Ministero della Pubblica Istruzione l'incarico di tenere un ciclo di conferenze di contenuto storico-patriottico, dirette ad alimentare l'ideale della redenzione del Trentino e del Friuli. Fece sentire le passionali e vibranti aspirazioni nelle campagne di propaganda per i prestiti nazionali, (per cui ebbe due medaglie di benemerenza); per la Croce Rossa fece sentire a Professori ed Alunni come la Scuola viva della vita stessa della Patria.

Si allontanò dal Liceo di Potenza perché trasferito, su domanda, al Liceo : « Conti Gentili » di Alatri, onde avvicinarsi ai figli che frequentavano l'Università di Roma, nel settembre 1918, alla vigilia di Vittorio Veneto.

Qui la sua linea personale si affinò nella cultura della Scuola e della Famiglia facendo risplendere le doti dell' Uomo della Scuola e della sana Famiglia, nel culto dell'intimità e della sacralità della Vita Domestica, modellandosi su quanto di più nobile e sacro possa esistere.

Fu poi dall'ottobre del 1923 al 1930 preside del Liceo-Ginnasio « Archita » di Tarante Qui profuse la parte più nobile della sua intelligenza e si rivelò il vero grande Maestro ed Educatore; con spirito di innovazione precorse i tempi e tracciò nel ms della « Storia per i Licei » una ampia panoramica della vicenda che ben si addice alle modernissime regole pedagogiche; l'opera non ebbe termine perché l'Autore fu stroncato dalla morte.

A Tarante, dopo 14 anni di pensione, mentre partecipava, con animo angosciato, alla tragedia che viveva l'Italia in quegli anni, si spense.

In tutti lasciò largo rimpianto di Uomo. Studioso ed Educatore. La rivista « Japigia ». organo della Deputazione di Storia Patria per le Puglie, in occasione della Sua morte, nel suo notiziario, a cura del Direttore Giuseppe Petraglione, così si espresse :

«... studioso di larga preparazione, il Prof. Pasquale Ridola. portava nei suoi lavori, meditati lungamente e rivolti soprattutto all'illustrazione della storia tarentina, il rigore scientifico acquisito alla scuola di Bartolomeo Capasso, che lo ebbe tra i discepoli prediletti.

t Pochi ma buoni sono i saggi della sua attività di studioso e di maestro dati alle stampe. Eccone il breve elenco:

" Federico d'Antiochia ed i suoi discendenti : tesi di laurea, in Archivio Storico per le province napoletane " - anno XI 1886. fasc. II

" II Rinnovamento della Storia ". Discorso. Tarante, Tip. E. Latronico, 1892.

" 71 R. Liceo-Ginnasio ' Archila ' di Taranto dalla stia origine ". Brevi note. Taranto, Tip. Guernieri. 1925.

" Un Principe di Taranto di nazionalità tedesca ". Un po' di luce sul trapasso del Principato dagli Angioini ai Del Balzo Orsini. In Taranto per il Congresso 31° della " Dante Alighieri ". Taranto, Tip. Pappacena, 1926.

" II Principato di Taranto nell' Enciclopedia Italiana " nella Rassegna Comunale di Taranto. luglio e dicembre 1937.

Ha lasciato inedito uno studio su " Lo Statuto di Taranto per lo bono et quieto vivere"; incompleta pure è la sua maggiore opera " La Storia del Principato di Taranto ", come pure condotto a buon punto, ma interrotto è " Corso di Storia per i Licei ".

La Sua eredità è stata raccolta dalla moglie N. D. Maria Carano da Massafra e dai figli che in numero di sette allietarono la sua esistenza e ne imitarono il prestigio : Francesco, Caterina, Imelda, Mons. Michelangelo, Giuseppe, Dr. Ubaldo, vice prefetto, Avv. Dr. Riccardo Emanuele, Presidente di Sezione di Cassazione.

Dopo la moglie perdette i figli Francesco e Giuseppe, mentre la figlia Dottoressa Caterina lo ebbe per diversi anni preside nell'insegnamento della storia dell'arte all' " Archita " ».

GIURAMENTO DEI BRIGANTI

IN FUNZIONE ANTIUNITARIA - 1846

« Noi giuriamo dinnanzi a Dio e dinnanzi al mondo intero di essere fedeli al nostro amatissimo e religiosissimo Sovrano FRANCESCO II (che Dio guardi sempre), e promettiamo di concorrere con tutta la nostra anima e con tutte le nostre forze al suo ritorno nel Regno; di obbedire ciecamente a tutti i suoi ordini, a tutti i suoi comandi che verranno sia direttamente sia per i suoi delegati dal Comitato Centrale residente a Roma. Noi giuriamo di conservare il segreto affinché la giusta causa voluta da Dio. che è il Regolatore dei Sovrani, trionfi con il ritorno di Francesco II. Re per grazia di Dio, difensore della Religione e Figlio affezionatissimo del Nostro Santo Padre Pio IX. che lo custodisce nelle sue braccia per non lasciarlo cadere nelle mani degli increduli, dei perversi e dei pretesi liberali, i quali hanno per principio la distruzione della religione, dopo aver scacciato il nostro amatissimo Sovrano dal trono dei suoi Antenati. Noi promettiamo anche, con l'aiuto di Dio. di rivendicare tutti i diritti della S. Sede e d'abbattere il lucifero infernale Vittorio Emanuele e i suoi complici.

Noi promettiamo e lo giuriamo ».

ATTO DI VENDITA

DELLO STUDIO DEL PITTORE A. MIGLIONICO

(dal vol. dei Battezzati 1764)

Avanti li Magistrati Actuali Governanti dell' Università di questa Terra di Miglionico in provincia di Basilicata compariscono Innocenzo Ricciardi e Diego Caldone speziali di Medicina di detta Terra e dicono come il detto Innocenzo e Diego per causa etica ed altri urgentissimi affari intendono sfrattare il dipintore Andrea Miglionico ed usare il detto locale ad etico impiego di gendarmeria e trascorso il tempo di ritornare l'uso a spezieria da affidare dalla fine dell'annata millesettecentosessantaquattro alla fine di tutto settembre del prossimo ricorrente anno. Pertanto formiter rinunciano in mano d'essi Governanti per il servizio suddetto, alli quali consegnano li chiavi non intendendo esercitare spezieria nel contempo della destinazione suddetta a favore. Fede così dicono e così sottoscrivono.

Miglionico, 30 settembre millesettecentosessantaquattro.

Firme :

Io Innocenzo Ricciardi rinunzio, compar.

Io Diego Caldone rinunzio come sopra.

Autentica:

Che le firme apposte sotto di propria mano dalli mag.ti Innocenzo Ricciardi e Diego Caldone, speciali di medicina in terra di Miglionico in Basilicata. Io reg.o Not.o Angelo San.o Piccinno di detta Terra in Basilicata richiesto ho scritto e signato col mio sigillo legale di legno.

(segue sigillo)

 

ATTI DELLA CENSUALITA’ A S. CARLO DI LECCE

DEL CAPITOLO DI MIGLIONICO

dal volume dei Battezzati del 1742:

Dichiaro io qui sottoscritto come Procuratore dell' Em.mo Cardinal Selva, in questa Terra di Miglionico, haver'avuto l'annuo censo di carlini 6 che paga questo Rev.do Capitolo, a detto Em.mo, come beneficiato di S. Carlo di Lecce, e per esso dal Rev.do Sig. D. Giuseppe Salluce, come procuratore ad esigendo di detto Rev.do Capitolo e detti sono per l'annata maturata a quindici d'Agosto millesettecentoquarantadue. Onde a cautela del med.mo Cardinale. Io sottoscritto : Cesare Carrelli dichiaro nel San.ta.

Segue atto di censo di carlini 6 a favore del Beneficio di S.ta Maria delli Martiri a favore di Mgr. Conv. di Fra De Robertis della città di Matera.

Segue ancora censo di carlini 6 al Procuratore dell'Arcivescovo di Matera esatti dal procuratore Mensale di Matera.

Ed altre molte ricevute di interesse storica e giuridico.

A proposito di S. CARLO BORROMEO si deve notare che in tutte le numerose Chiese di Miglionico vi è pittata l'Immagine. Nella Chiesa Madre in una tela del Palma il Giovane, di cui al documento di P.Ridola.

Nella Chiesa ex Convento in una tela di Girolamo Todesco del 1618.

Nella Chiesa civica S. M. delle Grazie su un tondo sovrapposto ad altri affreschi, risalente alla seconda metà del sec. XVII. Ugualmente compare sempre tra i Santi Protettori citati nelle pergamene, del privilegio dell'istituzione.

PER LA STORIA

DELLA CONGIURA DEI BARONI

di G. Palladino

«... Uno degli episodi più notevoli e caratteristici della congiura fu il convegno di Miglionico. Ma di esso finora si sapeva ben poco, per non dire quasi nulla, tanto che Porzio, il quale vi accenna appena, vi fa intervenire il Re, senza badare che se vi fosse veramente andato, non sarebbe uscito incolume dalle mani dei suoi terribili avversari. Qualche cosa intorno all'avvenimento caviamo inoltre dalle indagini giudiziarie eseguite dopo l'arresto dei Baroni, il cui risultato venne raccolto nei noti Processi. Ma questi, compilati per ordine sovrano, e dati alle stampe per giustificare l'operato del re di fronte al Pontefice, non furono ritenuti attendibili, per cui ci fu bisogno di nuove fonti attendibili e sono i dispacci del Bendedei. che portano tanta verità sul contegno del Re e sulla infedeltà di Innocenzo VIII... Il re fin da principio preferì risolvere pacificamente le divergenze con i Baroni e questo sia per motivi finanziarii, sia per le condizioni politiche generali d'Italia. Ragioni non diverse consigliarono il re ad accettare l'invito ad un nuovo convegno, che avrebbe dovuto tenersi a Sarno, ma che in realtà non ebbe luogo perché egli, avvertito a tempo del tranello che gli era stato teso non andò oltre Noia. Dalle trattattive per questo nuovo convegno scaturì la missione di Federico d'Aragona a Salerno e le geste d'Alfonso d'Aragona contro Roberto Sanseverino ed i Baroni dopo la firma della pace dell'11 agosto 1486. Mentre infatti Alfonso d'Aragona agiva fuori del regno contro il Sanseverino. gli altri principi reali: Federico. Francesco, Cesare, Ferdinando, aiutati dai baroni fedeli, combattevano gli avversari negli Abruzzi, in Puglia, attorno a Benevento e nei Principati. Le trattattive che condussero alla pace dell' 11 agosto 1486 ed il contegno che durante lo svolgimento di esse tenne Roberto Sanseverino hanno richiamato l'attenzione degli storici perché fu amico poco fedele del Pontefice che l'aveva al suo servizio. E v'è di più : che alla fine del 1485 lo stesso re Ferdinando, tentò invano di seminar: zizzania fra il famoso capitano ed il papa, allo scopo di sottrarre al pontefice il valido aiuto. Ebbene fu questo precedente che indusse il Sanseverino ad aprire trattative di accordo con gli Aragonesi, senza trascurare gli interessi della Chiesa e dei Baroni: ma le cambiate situazioni militari e politiche del re sortirono il rifiuto. Innocenzo VIII era disposto a venire a trattative col sacrificio dei baroni, Ferdinando che prima aveva voluto evitare la guerra, ora la protrae per ridurre l'avversario alle strette e così dettare la pace. Eppure non ottenne una sola delle cose più desiderate: non l'esenzione dall'integrale pagamento del censo, né la resa a discrezione dei baroni, con l'obbligo da parte dei pontefice, d'intervenire anche con la forza, qualora i ribelli non si piegassero. Però per il Re Ferdinando non fallì due giorni dopo la firma della pace l'arresto dei traditori, per il Petrucci, i suoi figli, il Coppola: infatti essi avevano messo a serio pericolo il re, almeno una volta, a restare prigioniero dei ribelli.

Ferdinando nel secondo Processo fece pubblicare anche gli atti contro l'arresto del Principe di Altamura e degli altri Baroni. Le accuse contro il re sono di avere violato i patti della pace, (finta?) di aver tolto il concesso perdono degli errori passati e di avidità d'impossessarsi dei tesori dei ribelli con vendetta, celando questo basso egoismo sotto il pretesto di colpe inesistenti. Questi sono stati i capi d'accusa contro il re fatti dal Papa per il legato Piero Manzi, vescovo di Cesena: Ferdinando aveva già risposto accusando i baroni di nuove macchinazioni contro lo stato nei segreti rapporti con i nemici della Casa d'Aragona, dopo la pace e l'omaggio di fedeltà. Carlo Sanseverino, conte di Mileto, venne a Napoli a giurare fedeltà e poi a Lacedonia congiurò, così pure nelle riunioni di Venosa. Vedi documenti seguenti:

 

... Antonello Sanseverino ricevette davvero aiuti dai Genovesi. E' del più alto interesse conoscere il nome del Barone, che teneva informato il re dei vari intenti dei congiurati nell'atto in cui fingevano di voler accordarsi con lui. E dagli scarsi accenni sui Processi sembra che questa debba gravare o sul principe di Bisignano Girolamo o sul duce di Nardo: ma il principe di Bisignano era assente da Venosa e quindi non restava che il duca di Nardo Angliberto del Balzo: il re apprese le mene dei congiurati da un " certus auctor ".

 

... XXXVI Id. Foggia, 28 settembre 1485.

Ill.me princeps ... el secretano, scrive per l'ultime sue, che erano in camino per andare a Miglionico et li era el gran Sinischalcho cum tri cavallii solum, dove essi del Re erano cum più del XXV. Scrive però chel Principe d'Altamura non li ha voluto venire cum loro per certo suspecto li e venuto in capo; ma non de mancho che sua M.sta stii di bona voglia, che per questo non succeda laccordo, e cussi spera li condura ali pedi de Sua M.stà. De che S. M.sta dixe, licet el Segretario scriva cussi gaiardamente, tamen dubita assai sera inganato et parli che dicto segretario per la sua buntà creda più non bisogni, subiungendo che fa gran caso che esso Principe hora non habii voluto andare a Miglionico come sempre ha dicto et offerto andarli. Ulterius il pare gran facto che sei papa intendesse che per lo vero li baroni fusseno in bona dispositione de accordarse cum lui, S. Sta potesse perseverare in fare quello fa et preparare da ogni banda contra Sua M.sta.

P. S. - Non obmettere chel principe de Altamura, quantunque per allora dicesse non volere andare a Miglionico, tamen el di seguente gli andaria.

 

... XXXVIII Id. Foggia, 30 settembre 1485.

Ill.me princeps. Su l'hora de vespero giunsero littere del secretario dte pridie. che fumo 29, in Miglionico, el quale scrive che. essendoli venuto eiam il principe de Bisignano. monstra sii pur molto umbroso de la sicurtà sua et, per opera del Siniscalco, è stato contento che andando a Matera secretamente Don Federico, gli parlarono voluntieri. Et per effetto el Segretario per parte loro, sed praesertim del Siniscalco, ha pregato il Re gli lo vogli mandare. Unde che Sua M.sta fece chiamare nui oratori, et post multa fu concluso che. poiché la S.ta Sua era qua venuta, magiormente dovea mandare et figlio per non lassare cossa a fare, che sii sta richiesta da loro, et praesertim che poteriano esser voriano fare questo accordo per più suo onore cum figlio regis quam cum alio, sed praecipue per che l'andata sua salterii se ne caverà la totale resolutione della conclusione o dela dissolutione. Et cussi ha deliberato Sua M.sta quantunque creda siano parole, tamen subito li vadi et secretamente cum sei cavalli, andando a Matera larga da Miglionico miglia sei, et li pigliara l'ordine de parlare cum loro in quello loco meglio li parerà.

 

... XL Id. Foggia, 2 ottobre 1485.

Deo sit semper laus et gloria! Tornato el Secretano cum el conte del Sarno da Miglionico cum la conclusione dela pace, el Re subito me dixe chel Secretano havea reportato la fermeza dela pace conclusa et stabelita cum lo principe d'Altamura; lo principe de Bisignano, cum el gran Sinischalcho et cum el messo del principe de Salerno, subscripta de manu loro propria et sigillata del sigillo de ciascun de loro cum quilli capituli che sono restati dacordo. et tali che S.a M.sta ce dixe altri non poteriano più satisfare per essere honesti et justissimi. Uno dei primi e che Don Federico pigliara per moglie una figlia del gran Sinischalcho de età hora circa 8 o 9 anni. (Due figliole ebbe Pietro Guerara da Gisotta Ginevra del Balzo; forse qui si allude alla primogenita Eleonora che il re voleva dare in moglie a Pietro d'Aragona). El Principe del Bisignano dice non ha domandato cosa alcuna se non che, havendo impegno una sua gabella per 18 mila ducati, fra un anno li ha a dare Sua M.sta et lui rendere la gabella (così detta delle sete), et fra lui e Sua M.sta non li è sta mai differenza alcuna, ni etiam fra el principe de Salerno. el quale non ha richiesto covelle. Et in paucis Sua M.sta e molto consolata, imponendone che subito vogliamo scrivere questa bona nuova alii S.ri, li quali pero non voglino desistere da le provisioni già facte, ad ciò, sei S. Ruberto contro la volunta dela Signoria volesse passare, et N. S. non volesse desistere dall'impresa pur per fare guerra al Re. le provisioni possano obstarli et giovare quanto sera necessario.

M. Anello ha scripto da Roma, per sue de XXVII, come in Roma era giunto uno messo del princ. d'Altamura et del Gran Sinischalcho retornato dal Prefecto, al quale haveano scripto et lui referito per parte loro, che più non se affaticasse in nome di N. S. per sue S.rie. non essendo più bisognio, poiché erano composti cuna el Re ».

 

(Documenti inediti dell'Archivio Estense - 1485-1487)

Estr. dall'Arch. Stor. per le Prov. Nap. - Anno V, VI, VII, IX.

Aquila - Officine Grafiche Vecchioni - 1925

 

C. Porzio - La Congiura dei Baroni del Regno di Napoli 1495 Edizioni scientifiche italiane - Napoli 1958.

 

«Né va taciuto l'infelice Giannantonio de' PETRUCCI, conte di Policastro, figlio del famoso Antonello Petrucci, nato a Teano. coinvolto al pari del padre nella Congiura dei Baroni e giustiziato in Napoli 1' 11 dicembre 1486. all'età di trent'anni. Giannantonio scrisse in carcere, nella torre di S. Vincenzo, nei quattro mesi che vi dimorò, il Canzoniere che consta di 83 Sonetti. All'infelice de' Petrucci s'interessarono gli studiosi della letteratura ».

da « SAGGIO DI BIBLIOTECA BASILICATESE »

di C. G. Gattini - 1908

AQUILEO GIOVANNI da Miglionico, professore di diritto, di cui leggesi una « lettera » nell' « Artis Notariae » dello Spelungano, pubblicata dal Not. Alessandro Dell'Aquila, come sotto questo nome.

BILLOTTA PIETRANGELO da Miglionico, n. 1750 m. 1806 (Ricciardi). Fu Canonico, filosofo ed umanista, che prima resse ed insegnò nel Seminario di S. Severo, e poi in quello di Matera. Lasciò manoscritti :

1) Corso di Filosofia,

2) Storia delle antichità romane.

3) Componimento poetico in greco, latino e volgare.

CATALDO MATTEO da Miglionico, canonico eruditissimo, che tenne scuola in patria e vi morì nel 1619 (Spera).

DE RUGGIERI DOMENICO da Miglionico, (n. 1715), avvocato di vaglia e strenuo difensore del proprio paese contro il feudatario il Duca della Salandra. V'ha di lui non poche allegazioni giuridiche.

ETTORRE GIROLAMO da Miglionico, arciprete, canonista esimio e familiare di Mons. Sigismondo Saraceno, arcivescovo di Matera, di cui fu Vicario Generale e morì circa il 1584.

FERRATI GIOVANNI da Miglionico, uomo di molta dottrina e di specchiati costumi, fiorito nel sec. XVI. fu abate del Monastero Ligno Crucis di Corigliano (Ricciardi).

FERRATI VITO consanguineo del precedente, dotto soggetto anch'esso ed arciprete della sua patria, nel 1510 venne eletto Vescovo di Motola; m. circa il 1538 (Ricciardi).

GIGLI TOMASO ANTONIO da Grottole, n. 1772-1865, dei Minori di S. Lorenzo Maggiore in Napoli (D'Avino, Del Pozzo, Martuscelli). Fu ivi esaminatore prosinodale, membro del Collegio dei teologi: indi professore del Seminario di Potenza in teologia; nel 1832 creato Vescovo di Muro Lucano. Venne per un decennio ad amministrare le S. Cresime ed a celebrare la Festa di S. Antonio a Miglionico.

GIROLAMO da Pisticci, dei Riformati della prov. Basilicata, scrisse la « Vita di P. Eufemio Matera da Miglionico ». Nap. 1666.

GUERRA GIUSEPPE da Miglionico, n. 1730 m. 1809, dei Minori Osservanti riformati e buon teologo, nonché definitore, custode e padre della provincia monastica (Ricciardi).

GUIDA GIROLAMO da Miglionico, dottor legale, nominato nel 1862 Agente Demaniale del Comune di Matera, diede alle stampe il libro delle sue « Memorie » Matera, Tip. Conti, 1889, interessanti per notizie contemporanee.

MATERA EUFEMIO da Miglionico, dei Min. Osservanti, pio e dotto soggetto che fu Provinciale della Provincia di Basilicata (Ricciardi). Lasciò varie opere mss al presente in gran parte smarrite. (Ritrovate nel carteggio del monaco Corleto. Nota del r.).

MAZZONE GIROLAMO da Miglionico (Toppi, Allacci, Del Re). Ottimo poeta che fu il primo a ridurre in prosa drammatica il « Goffredo di Buglione » del Tasso; Napoli appresso Ottavio Beltrano 1630 in-12, in verso.

MAZZONE MARCANTONIO altro letterato da Miglionico (Toppi, Del Re, Allacci). Scrisse:

Fiori della Poesia, dichiarati e raccolti da tutte le opere di Virgilio, Ovidio, et Oratio: Venetia 1594 in-4, biblioteca exotica.

Oracolo sulla lingua latina, Venetia 1644 in-8, ristampato ivi, appresso P. Baglioni 1665 in-12.

MORELLI PETRANTONIO da Miglionico, n. 1764 m. 1832 (Ricciardi). Laureato nell'uno e nell'altro diritto, facondo oratore e filosofo, in quest'ultima qualità fu per più anni insegnante nel Seminario di Tricarico e poi arciprete in patria.

MORELLI MARCO dell'istessa famiglia, pubblicò alcune memorie agrarie sul Giorn. Econ. Lett. di Potenza 1841-50.

NOVELLI o DE NOVELLIS GIUSEPPE da Miglionico, buon legale, fiorito nella prima metà del sec. XVIII, lasciò alcuni mss. sulle Pandette (Ricciardi).

NOVELLI P. GIUSEPPE fratello al precedente, n. 1708, e col di lui nome professato nell'Ord. dei PP. Predicatori, fu esaminatore Sinodale da parte degli Arcivescovi di Matera e provinciale dell'Ordine. Diede alle stampe: varie orazioni : Nell'apertura del Capitolo per l'elezione del Generale dei PP. Predicatori in Roma; Panegirico di S. Benedetto nella Chiesa delle Monache di Donnaromita in Napoli. 1773; Quaresimali a Napoli.

NOVELLI P. DOMENICO della stessa famiglia, valentissimo Maestro Domenicano, m. in patria il 1810.

ONORATI ANGELO MICHELE da Miglionico, già arciprete della sua matrice, indi Vescovo di Tricarico, V'ha di lui « Breve esame critico sulle Notizie Storiche di Miglionico istesso scritte dal Can. Teodoro Ricciardi. Napoli 1869 » - oltre alcune lettere pastorali e « Ora di agonia della B. V. Addolorata ».

PELLEGRINO FRANCESCO da Miglionico, n. 1718 m. 1774 (Ricciardi). Sacerdote eruditissimo nelle scienze sacerdotali e legali. Fu vicario generale del Vescovo di Venosa ed indi dell'Arcivescovo di Matera. Mons. Parlati, che gli ottenne la bolla pontificia dell'arcipretura del proprio paese, dove morì.

RICCIARDI DOMENICO da Miglionico, Padre Maestro Domenicano, diede alla luce un «Quaresimale», Napoli 1781, esaminatore sinodale e buon predicatore.

RICCIARDI TEODORO della medesima famiglia, canonico, filantropo e studioso di cose patrie, n. 1812 m, 1876. Scrisse:

— Il Ferrante, tragedia, Napoli 1862:

— Notizie storiche di Miglionico, precedute da un sunto storico dei popoli dell'antica Lucania. Napoli 1867, con tav. in-8.

— Un viaggio alla S'iritide e particolarmente a Pandosia. Napoli 1872 in-8.

SALLUCE DOMENICO da Miglionico, n. 1773 m. 1831 (Ricciardi). Cantore, letterato ed archeologo, insegnò nel Seminario di Matera e rimase manoscritta ed incompleta una interessantissima « Dissertazione numismatica intorno a monete greche, romane ed ebraiche ».

STABILE FRANCESCO nato anche in Potenza (o a Miglionico, come dicono i registri dell'archivio parr.le n. del r.) 1801 ivi m. 1860. Fu compositore di Musica e studiò nel Conservatorio di S. Sebastiano in Napoli (Fétis, Florimo. Pougin, l'Avvenire di Potenza An. 1 n. 72). Scrisse :

— Lo sposo al lotto, operetta comica sul libretto di Andrea Passaro, 1826, eseguita sul teatrino del Collegio;

— Palmira, melodramma in 2 atti, su libretto di Felice Romani. 1836, rappresentato al Teatro S. Carlo in Napoli;

— Braccio da Montone, melodramma eroico, su libretto di Pietro Micheletti, 1848. che non vide la scena.

— ecc.

ALIANI GIUSEPPE da Miglionico, ispettore scolastico, scrisse:

— Geografia storico-descrittiva della Basilicata, Matera. Tip. Conti 1884, in-8, ristampato a Potenza 1886.

— L'educazione morale nella scuola elementare ed i mezzi educativi che rendono efficace l'opera del Maestro. Torino 1890.

— Il fine principale dell'insegnamento elementare; considerazioni pedagogico-didattiche. Torino 1891.



 

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